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Biba: Un'icona di stile londinese con una storia raccontata a metà

  • Writer: V.A.
    V.A.
  • Feb 4
  • 4 min read

A picture of a Biba Girl

La mostra "The Biba Story 1964 - 1975" al Fashion and Textile Museum di Londra, in corso fino all'8 settembre 2024, promette di svelare il fenomeno Biba e della sua fondatrice, Barbara Hulanicki, anche conosciuta con il nomignolo “Biba”. Tuttavia, la narrazione risulta un po' troppo limitata per la ricchezza e la complessità della sua eredità.


Biba, il concept store e la linea di abbigliamento, non sono stati semplicemente una creazione della Hulanicki; hanno rappresentato uno spaccato di un entusiasmante epoca post-bellica e post-razionamento che ha plasmato un'intera generazione.


La mostra, purtroppo, non riesce a catturare appieno questo spirito, limitandosi a una presentazione cronologica di fatti e mostrando gli abiti al di fuori di quel "guscio" che li rendeva magici. Barbara Hulanicki non era una stilista, bensì una illustratrice. Eppure, con un innato savoir-faire nel branding, ha permesso ai britannici di accedere a una moda "democratica" senza spendere una fortuna.


Pink gingham dress
Il famoso abitino a quadretti Vichy rosa indossato da Brigitte Bardot (BB)

Il celebre abito rosa a quadretti Vichy indossato anche da Brigitte Bardot, anche detta BB, che accoglie i visitatori all'ingresso della mostra, offre un'idea delle silhouette e delle palette di colori predilette da Biba, ma non rende giustizia al suo impatto rivoluzionario. Se si dovesse conoscere Biba solo attraverso questa esposizione, si apprenderebbe che ha iniziato con un marchio di moda per corrispondenza, diventato così famoso da attrarre clienti del jet set dell'epoca, come la stessa BB, e che nutriva una fascinazione per l'epoca vittoriana e gli anni '20 e '30.


L'immensa eredità di Biba, che influenza ancora oggi il modo di fare shopping, il design sperimentale divenuto parte integrante di ogni negozio che voglia lasciare il segno, e la capacità di un marchio di essere rilevante a 360 gradi, è quasi completamente assente. Si tratta di un'occasione persa per le nuove generazioni di scoprire la portata di questo fenomeno.


Mancano anche aneddoti curiosi che hanno trasformato Biba in una sorta di leggenda metropolitana, come il fatto che abbia lanciato la carriera di icone della moda quali Anna Wintour (che ha mosso i primi passi nel negozio Biba come addetta alle vendite), o di starlette e rockstar nascenti che utilizzavano il Flamingo Garden, la terrazza panoramica del suo flagship store Big Biba su Kensington High Street, come palcoscenico per la loro musica.


L'esplorazione del "Fenomeno Biba" oltre la moda è altrettanto carente. L'approccio pionieristico di Hulanicki al branding e al retail esperienziale ha evidenziato la sua comprensione del potere di creare un'esperienza di lifestyle completa molto prima che diventasse consuetudine. È lecito chiedersi se la celebre collezione a tema alimentare di Anya Hindmarch (2012) o lo spettacolo al supermercato di Chanel (2014) debbano la loro ispirazione creativa ai concetti rivoluzionari sperimentati da Big Biba.


Per non parlare dell'influenza del ristorante The Rainbow Room, sempre parte del suo Flagship store Big Biba, a cui il famoso ristorante Londinese  Sketch sembra aver fatto omaggio con la sua sala interamente rosa (prima che subisse un discutibile restyling) o della caratteristica “merchandising room” dove i clienti potevano acquistare qualsiasi prodotto con il marchio Biba - un'idea che Harrods ha sfruttato al punto da essere probabilmente più riconosciuto per questo.


The Rainbow Room - immagine di cortesia.
The Rainbow Room - immagine di cortesia.

A proposito di Big Biba, l'incarnazione su sette piani del genio di Hulanicki nel branding e nel merchandising riceve un'attenzione sorprendentemente limitata. Nelle tre sale che menzionano questa parte della storia del brand, la reale portata e l'impatto di questa destinazione commerciale rimangono quasi inesplorati. I piani meticolosamente curati, ognuno un'esperienza sensoriale unica, meritano più di un accenno o un minimo riconoscimento sotto forma di una piccola vetrina di curiosità.


Reparto donna - maglioni colorati
Reparto donna - maglioni colorati

Ogni piano di Big Biba aveva una sua personalità, abbinata alla merce che vi veniva esposta. Sebbene le sale principali richiamassero le precedenti boutique di Hulanicki, con colori scuri e luci soffuse che evocavano l'era vittoriana, offrivano anche uno sguardo su come potesse essere il "futuro". Con soluzioni innovative e attenzione ai dettagli, questo look "futuristico" ha stabilito un nuovo standard per l'esperienza di shopping. Nulla era lasciato al caso e le soluzioni creative, inizialmente applicate per necessità, sono poi diventate la norma e il modello per i futuri grandi magazzini in tutto il mondo, come mascherare le attrezzature tecniche, creare arredi personalizzati che si mimetizzassero con lo spazio e utilizzare camerini comuni per ottimizzare lo spazio


Pochi potrebbero sapere, o ricordare, che fu Barbara Hulanicki, e non Luciano Benetton, alla fine degli anni '60 ad avere l'idea di produrre un semplice maglione in tutti i colori dell'arcobaleno, creando un'esposizione divertente e accattivante. Benetton ha iniziato la sua attività di moda intorno al 1965, lo stesso periodo in cui la fondatrice di Biba approdava nella swinging London. Londra, a quel tempo, era la Mecca di tutto ciò che era fresco e nuovo, e tutti coloro che cercavano ispirazione vi si recavano. Non è impossibile pensare che Benetton possa aver "preso in prestito" una o due idee da Biba.


Children's department

Altrettanto degno di esplorazione è il genio del reparto bambini di Biba: un'oasi ispirata a Disneyland che sfidava la tipica esperienza di shopping per i più piccoli. Il rivoluzionario reparto alimentare, che ha introdotto i consumatori britannici a sapori esotici e articoli di uso quotidiano con un tocco Pop Art, è un altro aspetto che i curatori avrebbero potuto approfondire. Il reparto alimentare non solo ha ampliato gli orizzonti culinari dei consumatori britannici, ma ha anche introdotto un nuovo livello di creatività e divertimento nell'esperienza di shopping. L'utilizzo di set designer per creare repliche giganti di fagioli Heinz e lattine di zuppa Campbell come scaffali per lo stesso prodotto testimonia l'approccio innovativo di Biba al retail.


The Food Hall - cans
Big Biba - sezione supermercato

È anche essenziale riconoscere che Biba, nonostante il suo futurismo, non era del tutto priva di criticità. Pur essendo certamente in anticipo sui tempi nel soddisfare le esigenze delle donne nere con una linea di trucco dedicata, l'abbigliamento stesso aderiva a uno stretto standard di bellezza. La "ragazza Biba" era minuta, con occhi grandi, capelli lisci, gambe incredibilmente lunghe e assenza di curve: tutt'altro che la celebrazione dell'inclusività di oggi.



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